Paralympics and disability in North Korea

 (IT)

L'inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024, avvenuta il 26 luglio, ha segnato il ritorno della Corea del Nord all'interno della massima competizione sportiva internazionale. Era infatti da ben otto anni che la DPRK non partecipava a un’Olimpiade, dopo l'assenza alle precedenti di Tokyo 2020, dovuta alla pandemia e alle rigidissime limitazioni imposte da Kim Jong-Un su tutto il Paese. 

Che le ragioni fossero sanitarie o anche politiche (considerando il Giappone come storico colonizzatore della penisola coreana dal 1910 al 1945), non è mai stato chiarito con precisione. Quello che però si può affermare, almeno quest'anno, è che il Regno Eremita è tornato a partecipare a un'Olimpiade, un fatto tutt'altro che scontato dato che il Paese mantiene ancora importanti controlli alle frontiere. Alcune notizie pubblicate di recente hanno sottolineato come Pyongyang voglia tentare un'apertura delle frontiere a partire da dicembre, riaprendo il Paese al turismo, un settore ritenuto fondamentale per il regime per l'incasso di valuta estera pregiata. 

Con 6 medaglie — due di bronzo e quattro d'argento — la delegazione olimpica nordcoreana a Parigi ha ottenuto risultati importanti, soprattutto considerando le difficoltà economiche e finanziarie che il Paese sta affrontando. Nonostante il ridotto numero di atleti e le scarse risorse a disposizione, il regime ha conseguito un notevole successo. Questo è avvenuto durante le Olimpiadi, ma per quanto riguarda le Paralimpiadi di Parigi 2024?

La Repubblica Popolare Democratica ha visto solo di recente il suo debutto alle Paralimpiadi. Istituite nel 1960, la DPRK ha fatto la sua prima apparizione solo nel 2012, durante i giochi paralimpici di Londra. Successivamente, ha partecipato ai giochi paralimpici di Rio de Janeiro e a quelli di Pyeongchang nel 2018. L'arrivo del COVID-19 ha interrotto questa iniziale partecipazione, e alle Paralimpiadi di Parigi 2024 solo la Corea del Sud ha inviato una delegazione. È inoltre da sottolineare che la Corea del Nord ha inviato pochissimi atleti a queste competizioni. A Londra partecipò un solo atleta, come anche a Rio. Ai giochi paralimpici invernali del 2018, il numero aumentò leggermente con una delegazione di soli due atleti. 

Perché Pyongyang non ha mai partecipato attivamente alle Paralimpiadi? Le ragioni risiedono nelle condizioni in cui la disabilità è trattata nel Paese. Con la fine della guerra di Corea, la stabilizzazione dell'economia e dei confini nazionali, e la centralizzazione del potere politico sotto Kim Il-Sung, il regime ha iniziato a delineare i propri precetti costituzionali, più volte rivisti anche di recente. La costituzione della Repubblica Popolare Democratica di Corea, agli articoli 72 e 76, indica protezione e assistenza per le persone con disabilità. 
Sotto Kim Il-Sung, le persone con disabilità venivano impiegate nel sistema produttivo nordcoreano senza particolari differenze o discriminazioni sociali. Tuttavia, questo riguardava solo una specifica categoria: coloro che, avendo combattuto in guerra, avevano acquisito una disabilità a causa dei combattimenti. 

Dall'era di Kim Il-Sung in poi, senza particolari differenze durante il regno di Kim Jong-Il e successivamente sotto Kim Jong-Un, le persone con disabilità in Corea del Nord sono state oggetto di esclusione, allontanamento dai centri urbani, dalla vita politica, economica e sociale nazionale, e in alcuni casi rinchiuse in veri e propri campi di concentramento. 
Le famiglie vedono la nascita di una persona con disabilità come una sfortuna o una disgrazia per due motivi principali. Il primo è che la famiglia viene tacciata di sventura, in quanto avere un membro con disabilità è considerato un segno di cattiva sorte nella Corea del Nord. Il secondo riguarda il fatto che la nascita di un membro che non potrà contribuire al sostentamento della famiglia è visto come un ostacolo al benessere familiare. Considerando che il Paese è cronicamente in difficoltà nel provvedere ai bisogni dei propri cittadini, si può immaginare come una situazione di questo tipo possa avere conseguenze terribili.

Nonostante la creazione della Korean Federation for the Protection of the Disabled (KFPD), tentativi di partecipazione a eventi internazionali e la ratifica di convenzioni sulla tematica, la Corea del Nord rimane molto indietro nella protezione e nella promozione della partecipazione attiva delle persone con disabilità all'interno della società. Ciò è dovuto in primo luogo alle condizioni economiche. Essendo tra i Paesi più poveri della regione asiatica e a livello globale, le poche risorse disponibili sono destinate all'esercito e all'industria pesante, oltre che ad attività utili al conseguimento degli obiettivi del regime. Si può facilmente immaginare quanto scarso interesse il governo di Pyongyang possa avere verso la questione delle disabilità. 

Un ulteriore fattore, ancora più rilevante, è la questione ideologica. La forte componente nazionalistica del regime kimista, incentrata sull'indipendentismo nazionale e autarchico del Juche, si estende anche alle componenti biologiche della società nordcoreana. L'ideologia del regime sostiene che il popolo nordcoreano sia l'unica razza coreana autenticamente pura, incontaminata sia nel sangue che nella cultura rispetto alla controparte meridionale, considerata una "marionetta dell'imperialismo americano". Inoltre, lo stesso Kim Il-Sung ha implementato e applicato il sistema del tennosei e del kokutai all'interno del tessuto coreano, diventando egli stesso una figura quasi divina, padre della nuova dinastia che guida la Corea finalmente libera dall'invasore nipponico. 

Di conseguenza, il regime vede le persone con disabilità come un'offesa a un popolo che deve rimanere puro tanto quanto lo sono, sempre secondo la propaganda di Stato, i membri della famiglia Kim, non a caso spesso definita come la Mount Paektu Bloodline.

Le persone con disabilità affrontano un destino terribile in Corea del Nord. Coloro che nascono con una disabilità sono spesso emarginati e viene loro impedito di risiedere o circolare nelle città e nei centri urbani. Sul territorio nazionale sono presenti campi di concentramento in cui le persone con disabilità vengono rinchiuse, catalogate e raggruppate in base alle loro caratteristiche fisiche. Alcune di queste strutture praticherebbero anche sperimentazioni umane, in particolare cliniche, chimiche e biologiche. Sia adulti che bambini sono coinvolti in questo sistema. I bambini, in alcuni casi non confermati e talvolta smentiti, sarebbero oggetto di infanticidio da parte del personale medico

In conclusione, il regime ha visto le Paralimpiadi come un modo per migliorare la propria immagine sulla tematica dei diritti umani per quanto riguarda le persone con disabilità. Nonostante ciò, il regime ha continuato nelle sue attività di persecuzione e cancellazione di ogni forma d'impurità, sia essa di natura politica o, come in questo caso, umana e biologica.




(EN) 

The opening ceremony of the Paris 2024 Olympics, held on July 26, marked the return of North Korea to the world’s foremost international sporting competition. It had been eight years since the DPRK last participated in the Olympics, having been absent from the previous Tokyo 2020 Games due to the pandemic and the strict restrictions imposed by Kim Jong-Un on the entire country. 

While the reasons for this absence might have been health-related or political (considering Japan's history as a colonizer of the Korean Peninsula from 1910 to 1945), they were never clarified precisely. What can be said, at least this year, is that the Hermit Kingdom has returned to the Olympics, an event that was far from certain given the country’s continued stringent border controls. Recent reports have highlighted that Pyongyang intends to partially open its borders starting in December, with plans to reopen the government to tourism, a sector considered vital for the regime’s acquisition of valuable foreign currency. 

With six medals — two bronze and four silver — the North Korean Olympic delegation in Paris certainly achieved important results, especially given the economic and financial difficulties the country continues to face. Despite the reduced number of athletes and limited resources, the regime achieved notable success. However, this pertains to the Olympics, but what about the Paris 2024 Paralympics?

The Democratic People’s Republic of Korea only recently made its debut at the Paralympics. Established in 1960, the DPRK made its first appearance only in 2012 during the London Paralympic Games. It then participated in the Paralympic Games in Rio de Janeiro and Pyeongchang in 2018. The onset of COVID-19 interrupted this initial participation, and at the Paris 2024 Paralympics, only South Korea sent an Olympic delegation. It is also worth noting that North Korea has sent very few athletes to these various competitions. In London, only one athlete was sent, as well as in Rio. At the 2018 Winter Paralympics, the number increased slightly, but not significantly: the delegation consisted of only two athletes.

Why has Pyongyang never actively participated in the various Paralympics? The reasons lie in the way disability is treated in the country. Following the end of the Korean War, the stabilization of the economy and national borders, and the centralization of political power under Kim Il-Sung, the regime began to outline its constitutional principles, which have been revised multiple times (even recently). The constitution of the Democratic People’s Republic of Korea, in articles 72 and 76, indicates protection and assistance for people with disabilities. 
Indeed, under Kim Il-Sung, people with disabilities were employed within the North Korean production system without significant differences or social discrimination. However, this was true only for a specific category: those who, having fought in the war, acquired a disability due to combat. 

From Kim Il-Sung onwards, with no significant changes under the totalitarian rule of Kim Jong-Il and later Kim Jong-Un, people with disabilities in North Korea have been subjected to exclusion, removal from urban centers, and exclusion from national political, economic, and social life, and in some cases confined to concentration camps. 
Families perceive the birth of a person with disabilities as a misfortune or disgrace for two main reasons. The first is that the family is marked by bad luck, as having a family member with a disability is considered a sign of misfortune in Kimist Korea. The second reason concerns the birth of a family member who cannot contribute to the family’s sustenance, seen as an obstacle or impediment to the well-being of the household. Considering that the country is chronically struggling to provide for its citizens, it is easy to imagine how a situation of this kind could lead to, unfortunately, terrible consequences.

Despite the establishment of the Korean Federation for the Protection of the Disabled (KFPD), efforts to participate in international events, and the ratification of conventions on the subject, North Korea remains far behind in protecting and promoting the active participation of disabled people within national society. This is primarily due to economic conditions. As one of the poorest countries in the Asian region and globally, the limited resources available are invested in the military and heavy industry, as well as in activities that can help achieve the regime’s goals. One can easily imagine how little interest the government of Pyongyang has in the issue of disabilities. 
Another significant factor is the ideological aspect. The strong nationalist component of the Kimist regime, centered on the national independence and self-reliance of Juche, also extends to the more biological aspects of North Korean society. The regime’s aggrandizing ideology posits that the North Korean people are the only authentically pure Korean race, uncontaminated in both blood and culture compared to their southern counterparts, which is considered a “puppet of American imperialism.” Moreover, Kim Il-Sung implemented the tennosei and kokutai systems within the Korean fabric, becoming a quasi-divine figure, the father of a new dynasty that guided and dominated Korea finally free from the Japanese invaders. 

As a consequence, the regime views people with disabilities as an offense to a population that must remain pure, at least as much as, according to state propaganda, the members of the Kim family, often referred to as the "Mount Paektu Bloodline."

People with disabilities face a terrible fate in North Korea. Those born with a disability are often marginalized and are prohibited from residing or moving within cities and urban centers. There are concentration camps in the country where people with disabilities are confined, cataloged, and grouped according to their physical characteristics. Some of these facilities are also reported to conduct human experiments, particularly for clinical, chemical, and biological testing. Both adults and children are part of this system. The latter, in some cases unconfirmed and sometimes denied, are said to be subject to infanticide by medical personnel

In conclusion, the regime has seen the Paralympics as a way to improve its visibility on human rights issues concerning people with disabilities. Despite this, Pyongyang has continued its activities of persecution and elimination of all forms of impurity, whether political or, as in this case, human and biological.





- Tommaso Tartaglione, 07/09/2024



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